Perché Lynch (per noi)
Lynch lavora con il non-detto: sogni che entrano nel giorno, suoni che diventano pareti. Ci riconosciamo in quel modo di fare arte: costruire un oggetto e poi lasciargli respirare il mistero.
La cornice come portale
Il pavimento a zig-zag è la nostra griglia mentale, il simbolo in rilievo è l’indizio. Nessuna scena illustrata e nessun volto: solo segni che parlano con la memoria dello spettatore. La cornice non chiude, apre.
Il suono che non si sente
Lynch si sente anche quando tace. L’opera è pensata per accogliere il suono dell’ambiente: luce radente e ombre lente. È come se la stanza diventasse una stanza di risonanza, un piccolo esperimento acustico fatto con colori e vuoti.
Eleganza dell’inquietudine
Rosso e nero non gridano, sussurrano. Ci interessa la parte sacra di Lynch, quell’equilibrio tra rituale e quotidiano. Mettere questa opera in casa è un gesto di curatela intima: non ostenta, invita.
Per chi è
Per chi colleziona atmosfere e desidera un pezzo capace di cambiare il tono di una stanza con la stessa naturalezza di una tenda che si muove.
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